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La mia nuova famiglia

Fantastica esperienza l’adozione: una famiglia composta da due persone si allarga e apre le porte della sua casa, ma soprattutto quelle del suo cuore, ad uno, due, tre o più bambini fino a quel giorno sconosciuti, i cui genitori non si possono più prendere cura di loro. Un dare ed avere, offrire e ricevere, riempire e ed essere colmati di gioia, dolcezza e felicità… una casa vuota e silenziosa che si riempie di risate e amore.

Ma per davvero? È davvero solo questo?

Di sicuro questo è quello che provano le famiglie adottive a distanza di un po’ di tempo dall’adozione, diciamo pure un anno o due almeno. Ma il primo periodo, i primi mesi e a volte i primi anni, l’adozione difficilmente sarà raccontata da chi l’ha vissuta come  un percorso semplice e privo di difficoltà.

L’adozione è un nuovo nascere, un nuovo inizio, una nuova vita, sia per i bimbi adottati che per la coppia che diventa ora “coppia genitoriale”… genitori, insomma.

Questi ultimi arrivano spesso alla decisione di adottare dopo un lungo periodo, un cammino tortuoso non privo di difficoltà. Complice lo spostare sempre più in avanti la data del matrimonio o convivenza e, di conseguenza, il momento di avere figli, si viene a scoprire che non arriveranno sempre più tardi; segue spesso un lungo calvario fatto di controlli, visite, consulenze, per poi arrivare delle volte alla procreazione assistita. Il desiderio di approdare all’adozione viene coltivato spesso su questo terreno ed innaffiato con le lacrime del non poter avere figli naturali. Altre volte è un desiderio che nasce con la coppia a prescindere dall’infertilità.

In ogni modo, la coppia costruisce piano piano un nido intimo nella loro casa, sognando come sarebbe bello riempirlo con il cinguettio di piccoli cuccioli. Già, immaginando… perché spesso il bimbo è immaginato e costruito con la fantasia nei minimi dettagli, fisici e caratteriali: si pensa alle cose che verranno fatte insieme, a cosa farà e a come sarà bello trascorrere del tempo insieme facendo lunghe passeggiate al mare, al parco, alle coccole nel lettone la mattina e alla pizza davanti alla tv il sabato sera.

E quando i piccoli arrivano, a volte da un Paese lontano, a volte da pochi chilometri di distanza, spesso ci si deve adattare ad una realtà che è assai più dura e tortuosa di come ci si poteva immaginare; per quanto preparati da corsi e percorsi, non si arriva mai abbastanza pronti a gestire i primi periodi.

Perché i bambini, insieme alle loro borsine piene dei loro piccoli effetti personali che fanno da ponte tra quello che erano e quello che saranno, insieme ai loro musetti dolci e occhi pieni di speranza in quelle due persone che -gli è stato assicurato in istituto- gli vorranno bene, portano con sé la loro Storia. Una storia che, nella migliore delle ipotesi, è segnata da un trauma di abbandono che ha bisogno di essere metabolizzato e superato.

Sono bimbi che, spesso, sono stati deprivati di una parte della loro fanciullezza e spensieratezza e che hanno la necessità di recuperare in breve tempo. A volte non hanno mai conosciuto i loro genitori, altre volte li hanno conosciuti ma ne sono stati allontanati o li hanno perduti; in ogni caso gli si chiede di amare incondizionatamente due perfetti sconosciuti, dicendo loro che si fa così, perché sono i loro nuovi genitori!

E allora capita spesso che questi bimbi assumano due tipi di strategie per “tastare il terreno”, per cercare di capire se si possono fidare e affidare: o “fanno i buoni”, almeno inizialmente, per essere accettati e per piacere, oppure provocano e cercano di sfondare ogni limite per capire fino a che punto possono arrivare prima di essere abbandonati nuovamente. Entrambe le reazioni danno ai neogenitori un’immagine dei bambini diversa da quella reale, che si paleserà solamente nel momento in cui gli adulti riusciranno ad ottenere la completa fiducia dei bimbi. L’obiettivo più arduo da raggiungere ma allo stesso tempo il più importante, il segreto per il raggiungimento della serenità e dell’equilibrio familiare si racchiude in questa parola chiave: FIDUCIA.

Non è semplice da ottenere, c’è bisogno di tanta pazienza, forza, impegno, tempo, amore, comprensione ed empatia; c’è bisogno di mettersi in continuazione nei panni dei bimbi, di chiedersi il perché di ogni comportamento, di pensare che ogni loro gesto o provocazione non è perché sono cattivi e ingestibili ma è l’unico modo che hanno per capire se si possono fidare, se possono finalmente lasciarsi andare ed essere sé stessi, buttare giù il muro, la barriera, la corazza, e vivere appieno la loro età nella loro nuova famiglia!

Dott.ssa Elisa Cadoni

Psicologa del Centro Ma.Ma

Psicologa scolastica e Mediatrice Familiare ad indirizzo Sistemico-relazionale

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